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“Carità, visione, unità: ritratto di un fondatore”
Vescovo di Piacenza – Italia, fondatore delle Congregazioni dei Missionari di San Carlo e delle Suore Missionarie di San Carlo Borromeo – Scalabriniane, nacque l’8 luglio 1839 a Fino Mornasco di Como, Italia.
A 18 anni entrò in seminario, essendo ordinato sacerdote nel 1863 e consacrato Vescovo nel 1876. Durante la sua vita, operò in modo incisivo in diverse realtà e ambiti pastorali, ma è stao il suo coinvolgimento a favore dei migranti che ha reso conosciuta la sua opera e la sua santità in tutto il mondo. Eppure, la sua sensibilità verso il dramma vissuto dalle famiglie migranti non può essere separata dalla sua attenzione per tutti i poveri che incontrava nella Diocesi del suo tempo: i carcerati, gli ammalati e i sordomuti.
Per Scalabrini era compito della Chiesa intervenire presso i Governi e i gruppi politici, ogni qualvolta fossero in gioco gli interessi dei poveri. Nella lettera pastorale che scrisse alla diocesi di Piacenza, nel 1882, diceva che era “necessario partecipare alla vita pubblica, servendosi di tutti i mezzi leciti, per il trionfo della verità e della giustizia”. Tale disponibilità e apertura alle nuove questioni sociali lo portarono ad avvicinarsi al dramma dei migranti e, contemporaneamente, a mettersi in movimento per servire quanti, bisognosi, si presentavano nel suo cammino. In una lettera pastorale del 1891 che ancora oggi ci sprona alla missionarietà diceva: “Dobbiamo uscire dal tempio, se vogliamo esercitare un’azione salutare nel tempio!”.
La sensibilità per i migranti fu stimolata, nel 1880, nella Stazione Ferroviaria di Milano, dalle drammatiche condizioni dei poveri emigranti che aspettavano il treno per Genova, da dove si sarebbero imbarcati per le Americhe. Così li descrive il vescovo di Piacenza: “Non senza lagrime, avevano essi detto addio al paesello natale, a cui li legavano tante dolci memorie; ma senza rimpianto si disponevano ad abbandonare la patria, poiché essi non la conoscevano che sotto due forme odiose, la leva e l’esattore, e perché pel diseredato la patria è la terra che gli dà il pane, e laggiù lontano lontano speravano di trovarlo il pane, meno scarso se non meno sudato”.
Nella ricerca di risposte adeguate alle sofferenze dei migranti, sono innumerevoli le attività realizzate da Scalabrini: studi e pubblicazioni, sensibilizzazione della Chiesa in Italia sul fenomeno stesso dell’emigrazione, proposte di legge sull’emigrazione italiana, fondazione della congregazione dei Missionari (1887), della Società San Raffaele (1887) – un movimento laico al servizio dei migranti – e delle Suore Missionarie (1895) di San Carlo Borromeo, coinvolgimento delle Suore Apostole del Sacro Cuore, che invia per il servizio tra i migranti italiani in Brasile (1990). Per conoscere la situazione in cui vivevano gli emigrati italiani, Scalabrini stesso, nonostante malato e con 62 anni, andò, tra il 1901 e il 1904, negli Stati Uniti, in Argentina e in Brasile.
In tali viaggi volle visitare di persona le comunità di emigrati italiani, nonostante le molte difficoltà di spostamento e di trasporto dell’epoca. Il suo impegno si é rivelato di grande sostegno agli emigrati, ma anche all’opera iniziata dai Padri e dalle Suore Missionari/e di San Carlo. In una lettera al Papa Leone XIII, nel 1901, si trova una specie di relazione dell’opera compiuta con valutazione, motivazioni e speranze:
“Se io guardo alle opere compiute in mezzo a non poche difficoltà, ho grande motivo di rallegrarmi nel Signore; ma se discendo col pensiero nel segreto del mio spirito, non trovo che materia di rammarico per tanto bene che non ho fatto o che non ho fatto bene. Di una cosa sola posso assicurarvi, Beatissimo Padre, ed è che in tutte le cose io non ho avuto mai altro di mira che la gloria di Dio e la salute delle anime affidatemi”.
Il suo profetismo, la sua carità, il suo amore per i migranti e i suoi insegnamenti ci danno l’esempio di un vescovo santo e modello anche per i nostri giorni. E’ morto il 1° giugno del 1905. E’ stato beatificato con il titolo di Padre dei Migranti da Papa Giovanni Paolo II, il 9 Novembre 1997.
“Andiamo, mettiamoci nelle mani di Dio e facciamo la sua Volontà”
“Solo I’unione sincera, cordiale, sacrificata ci può far diventare grandi…”
Cofondatrice delle Suore Missionarie di San Carlo Borromeo Scalabriniane. Per sapere di più sulla biografia di Madre Assunta Marchetti , visita il sito.
Il 15 di agosto 1871, nasce Assunta, in Lombrici di Camaiore (Lucca), terza di undici figli di Angelo e Carolina Ghilarducci. Il giorno seguente, riceve il battesimo e il nome di Maria Assunta Carolina Marchetti. Qualche anno dopo la famiglia si trasferisce al Mulino di Camaiore. Nel 1883 riceve la Prima Comunione e dieci anni dopo muore suo padre, a 47 anni, di polmonite. L’anno 1895 è un anno che segna la vita di Assunta Marchetti, muore Suor Giuliana Lenci, sorella della sua nonna, che fu la sua catechista e unica insegnante. Nello stesso anno, alla presenza del Fondatore Giovanni Battista Scalabrini, emette con le sue compagne, i primi voti religiosi, per sei mesi. Si imbarca nel porto di Genova, verso il Brasile, assieme al fratello P. Marchetti. Con lei viaggiavano la madre, Carolina e altre due giovani Angela Larini e Maria Franceschini, per impegnarsi con gli orfani degli immigranti italiani. Il giorno otto di dicembre, venne inaugurato l’Orfanatrofio iniziato da Padre Marchetti. Invece nel 1896, il 14 dicembre muore Padre Giuseppe Marchetti. Nel 1897, la mamma, Carolina, lascia la vita religiosa e torna in Italia, per prendersi cura dei figli minori. In perpetui in forma privata. Nel 1899, muore Sr. Angela Larini, una delle sue compagne, colpita dalla tubercolosi.
Nel 1900 giungono in San Paolo le Suore del Sacro Cuore, Congregazione alla quale le Suore di San Carlo dovrebbero aggregarsi. Assunta ritorna ad essere novizia e cuoca. Avendo capito che l’identità dell’Istituto era in pericolo, Assunta scrive a Mons. Scalabrini e chiede il suo intervento in favore delle Suore di San Carlo. Purtroppo, nel 1901, un’altra compagna della prima ora, Sr. Maria Franceschini muore di tubercolosi. Tre anni dopo, nel 1904 si incontra con Mons. Scalabrini, che venne in visita ai suoi missionari e fu ospitato nell’Orfanatrofio Cristoforo Colombo. Si presume abbia trattato con lui delle relazioni con le Suore Apostole del Sacro Cuore. Soltanto nel 1907 le Suore di San Carlo si separano dalle Apostole del Sacro Cuore e si istallano nell’Orfanatrofio Cristoforo Colombo, di Vila Prudente. Emette la professione pubblica dei voti perpetui, nel 1912, ed è nominata Superiora Generale della Congregazione.
Nel 1914 Le nuove Costituzioni della Congregazione sono approvate dall’arcivescovo di San Paolo e un anno dopo, si apre la missione in Bento Gonçalves, Rio Grande do Sul. Terminato il suo mandato come superiora generale, nel 1918 è trasferita a Bento Gonçalves; un anno dopo nel 1919 va a Nova Brescia, come superiora e due anni dopo è trasferita a Nova Vicenza (Farroupilha).
Nel 1922 ritorna in San Paolo per assistere la sua mamma ammalata. Va a Jundiaí, come superiora della Casa di riposo Barão do Rio Branco. Il 1927 è l’anno della morte della sua mamma, ed è nuovamente nominata Superiora Generale, per sei anni. Nel 1934
Papa Pio XI approva le Costituzioni della Congregazione delle Suore Missionarie di San Carlo Borromeo. Madre Assunta le riceve il 28 agosto. Nel 1935 conclude il suo periodo di Superiora Generale. È inviata a Mirassol – SP, come Superiora, nella Santa Casa di Misericordia, ove si dedica agli ammalati per 12 anni.
Il 1945 è l’anno del Giubileo d’oro di Madre Assunta e della Fondazione della Congregazione. Due anni dopo, nel 1947, è ricoverata presso l’ospedale Umberto I per cure; soffre già da molto tempo di erisipela e varici alle gambe.
Nel 1948 muore il 1 luglio, presso l’Orfanatrofio Cristoforo Colombo, in Vila Prudente, San Paolo, alle ore 15 e 15 min. assistita da due sacerdoti, tra i suoi familiari e le sue orfane, e accompagnata dalle attenzioni delle Suore della Congregazione.
Nel 1952, il 14 dicembre, inizia in Caxias do Sul la divulgazione di una “piccola immagine” con la fotografia di Madre Assunta e una preghiera per ottenere la sua Beatificazione. Nel 1970, nel mese di agosto, avviene l’esumazione dei resti mortali di Madre Assunta e di Padre Giuseppe Marchetti, per la conservazione in altro tumolo e luogo. Nel 1896, nel settembre, ha inizio la diffusione del bollettino Informativo, pubblicato dalla Postulazione, in Roma/Italia, per divulgare la vita e l’opera della Serva di Dio.
Esattamente il 12 giugno 1987 si apre il processo di Beatificazione nell’Arcidiocesi di San Paolo, Brasile. Il 27 luglio 1991 avviene la traslazione dei suoi resti mortali in una nicchia apposita, nella cappella dell’Orfanatrofio, in Vila Prudente, San Paolo e nel 1991 si conclude il Processo Diocesano. Il 17 dicembre del 1993 è pubblicato il Decreto di validità del Processo Diocesano, esattamente tre anni dopo, il 17 settembre 2010, il congresso dei teologi delle Cause dei Santi, dopo lunghi studi sulla vita di Madre Assunta, conforme le testimonianze di coloro che la conobbero, approva le sue virtù eroiche.
Il 19 dicembre 2011, Papa Benedetto XVI promulga il Decreto di riconoscimento delle virtù eroiche e le conferisce il titolo di Venerabile; il 14 febbraio 2013 si ha l’approvazione dell’aspetto teologico del miracolo attribuito all’intercessione di Madre Assunta, da parte del Congresso dei teologi delle Cause dei Santi del Vaticano.
Il 25 ottobre 2014, a San Paolo, Brasile, è proclamata beata da Papa Francesco.
“O Gesù, o mio Gesù qui presente vivo e immortale, accettate questi voti, benediteli, fate un miracolo con questo servo, facendo di un peccatore un Santo”
co-Fondatore della Congregazione delle Suore Missionarie di San Carlo Borromeo – Scalabriniane, nacque il 3 ottobre 1869 a Lombrici di Camaiore – LU – Italia.
Dopo aver completato gli studi teologici, fu ordinato sacerdote nel 1892. Sin da giovane, rimase coinvolto dalla sofferenza degli emigranti italiani. Così, quando metà dei suoi parrocchiani decise di partire per il Brasile, si impegnò ad accompagnarli fino al porto di Genova.
Questo primo contatto con la realtà dell’emigrazione, unito alla vocazione missionaria e al significativo incontro con Mons. Giovanni Battista Scalabrini, trasformarono padre Marchetti in un “missionario esterno” della Congregazione dei Missionari di San Carlo, iniziando la sua missione come cappellano di bordo, con l’obiettivo di accompagnare gli emigrati nelle lunghe, difficili, sofferte e a volte tragiche traversate dell’oceano
Sorse, così, l’Orfanotrofio Cristoforo Colombo, nella città di San Paolo, frutto della fede e del coraggio di chi donò la sua vita per i più bisognosi.
Ovunque fossero gli emigrati, i poveri, gli ammalati, ivi era padre Marchetti per portare il conforto della fede, la forza della speranza, l’entusiasmo della vita. In questa sua dedizione incondizionata per il bene materiale, umano, sociale e spirituale dei migranti e di ogni povero che incontrava, Marchetti soffrì il contagio e si ammalò di tifo, causa questa che lo portò alla morte ai soli 27 anni, il 14 dicembre 1896.
Di padre Marchetti così ebbe a esprimersi Scalabrini: “Visse una vita irreprensibile di figlio di Dio tra gli emigranti più necessitati e fu messaggero della Parola. La sua vita non fu invano: la perse in sacrificio e al servizio di Gesù Cristo identificato nell’emigrante (cf. Fl 1,11-17)“.
La Causa della beatificazione di padre Giuseppe Marchetti è iniziata nel 1996, anno in cui si celebrò il centenario della sua morte. L’inchiesta diocesana per l’accertamento delle sue virtù eroiche si è svolta nella diocesi di San Paolo dal 5 maggio 2000 al 28 novembre 2001. È stato dichiarato Venerabile col decreto promulgato da papa Francesco l’8 luglio 2016.
Nacque ad Arona, il 20 ottobre 1538 e morì a Milano il 3 novembre 1584. Figlio del conte Gilberto Borromeo e di Margherita Medici, con appena 22 anni di età fu nominato cardinale dal Papa Pio IV, suo zio. In seguito ricoprì la carica di Segretario di Stato nella città di Roma.
Dotato di virtù e ardore apostolico, passò per una difficile crisi religiosa tra gli anni 1962 e 1963, dopo la morte prematura del fratello Federico. Nonostante fosse ricchissimo e unico erede dei beni paterni, il giovane cardinale si avviò con instancabile rigore alla ricerca della perfezione e della santità. Cominciò a digiunare a pane ed acqua un giorno alla settimana e a dedicare lunghe ore alla preghiera.
All’età di 27 anni fu nominato vescovo di Milano dove si consacrò come pastore instancabile. Iniziò la sua residenza nella sua diocesi con diversi atti di disinteresse e generosità, rinunciando a cariche e alle copiose rendite che ne derivavano. Francesco Cusani, uno storico laico, nel 1861, scrive: ” Carlo cominciò con un luminoso esempio di disinteresse, rinunciando a un annuo reddito di un milione e trecento cinquanta mila lire, proveniente da feudi, benefici e pensioni a lui concedute dal papa. Ne convertì una parte a benefizio del pubblico, impiegandola in erigere utili e grandiosi edifici “.
San Carlo faceva frequentemente pellegrinaggi, soprattutto ai santuari della Madonna. Nei suoi viaggi e attività apostoliche diffuse ovunque la sua santità e l’annuncio della Buona Novella. Si distinse nella catechesi con la fondazione di 740 scuole catechetiche frequentate da più di 40.000 fedeli sotto la guida di 2000 catechisti laici da lui preparati.
Intervenne nella vita sociale del suo tempo con abilità e con sapienza, introducendo riforme dei costumi e combattendo le ingiustizie dei potenti contro i poveri. San Carlo partecipò al Concilio di Trento. Molte sue idee furono accolte e divennero così patrimonio della Chiesa.
La sua figura è storicamente relazionata alle numerose opere assistenziali realizzate a Milano in occasione di una durissima carestia, nel 1570, quando alimentò circa tremila persone al giorno, e, soprattutto, nel periodo della terribile peste del 1576-1577, nota come “peste di San Carlo”, quando decise di rimanere in città visitando e aiutando gli ammalati nelle capanne e nel lazzaretto.
Fu canonizzato il 1º novembre del 1610.
San Carlo, esempio di costanza, carità e ardore apostolico, fu scelto da Don Giovanni Battista Scalabrini come patrono e protettore delle Congregazioni Missionarie delle Suore e dei Padri da lui fondate.
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