Suore Missionarie di San Carlo Borromeo Scalabriniane
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Il santo patrono San Carlo Borromeo

EREDITÀ:
"Carità ardente e
fede che vince il mondo"

La Congregazione delle Suore Missionarie di San Carlo Borromeo-Scalabriniane ha come Patrono San Carlo Borromeo vissuto negli anni 1538-1584.  S. Carlo nacque ad Arona, Provincia di Novara, Italia, il 2 ottobre 1538 e muore a Milano il 3 novembre 1584. Di nobile famiglia, rinunciò alla ricchezza e si dedicò fin da giovanissimo alla vocazione sacerdotale. Carlo Borromeo fu ordinato sacerdote nel 1563 poi arcivescovo di Milano e, successivamente, cardinale. Ha vissuto solo 46 anni, ma sufficienti per segnare la sua vita e quella della Chiesa con la testimonianza di grande fedeltà, di immensa carità, di sorprendente umiltà e zelo! 

Più di tre secoli dopo, il 25 ottobre del 1895, il Vescovo Mons. Giovanni Battista Scalabrini fondò la nostra Congregazione a Piacenza, Italia, e scelse come Patrono San Carlo Borromeo per il suo incondizionato amore a Dio e al prossimo, specialmente i poveri e gli ammalati. Il suo motto consisteva in una sola parola: Humilitas. Un vecchio proverbio popolare, la cui paternità si è persa nel tempo, dice: “Le parole convincono, ma gli esempi trascinano”.

La vita di san Carlo fu profondamente segnata nel 1576 quando la città di Milano fu colpita da un’epidemia nota come “peste italiana”. I nobili lasciarono la città per proteggersi dal contagio della peste, abbandonando il popolo mentre S. Carlo si prodigò instancabilmente dando vita a varie iniziative di carità, di assistenza, di accompagnamento anche in prima persona. Nessuno simpatizzava con i malati, i poveri e gli affamati. La confusione e la paura devastarono la città che rimase deserta e in rovina. A Milano morirono circa 60.000 persone e coloro che rimasero si impoverirono.

Compassionevole, l’arcivescovo ha visitato personalmente i contaminati rinchiusi in casa, ha lavato le loro ferite, li ha consolati e ha dato loro i Sacramenti. Prodigiosa fu la sua attività, come organizzatore e ispiratore di confraternite religiose, opere di carità, istituti di carità; organizzò i religiosi per la cura dei malati, dato che circa 60.000 persone al giorno venivano nutrite, in un’iniziativa finanziata dallo stesso S. Carlo. Impiegò tutti i suoi beni (ed erano tanti!) nella costruzione di ospedali, ostelli per i poveri, organizzò servizi sanitari, fondò e ristrutturò ospedali, cercò denaro, generi di prima necessità, decretò misure preventive, assistenza ai malati e seppellì i morti con dignità. Carlo ha usato tutto ciò che possedeva per alleviare il triste destino dei malati. Gran parte delle sue entrate andava alla cura dei poveri e dei malati. Eredità o rendite che provenivano dai beni di famiglia, le distribuiva tra i bisognosi. Infine, avendo esaurito tutte le fonti di risorse, chiese lui stesso l’elemosina per i poveri e aprì così fonti di aiuto.

La peste durò circa un anno (1576-1577). In questo lungo periodo di epidemia, Milano si è spopolata, anche perché un terzo della popolazione era morto e il resto delle persone era confinato nelle proprie case. Il cardinale Carlo Borromeo, preoccupato che il popolo fosse senza la Celebrazione Eucaristica ordinò che, nelle piazze e negli incroci principali della città, fossero costruite una ventina di colonne di pietra, con una croce per permettere agli abitanti, dalle finestre delle loro case, di partecipare alle S. Messe pubbliche e ai momenti di preghiera.

Tuttavia, questo lungo periodo di instancabile donazione consuma le sue forze. Fu colpito da febbri molto alte che lo indebolivano molto. Fragile, dopo questa epidemia, le sue prestazioni furono più ristrette e, pochi anni dopo, morì a soli quarantasei anni. Prima di morire, ha rivelato di essere felice di aver seguito gli insegnamenti di Cristo per tutta la vita. Morì il 3 novembre 1584. La sua canonizzazione fu celebrata da Papa Paolo V nel 1610.