«Di fronte ad uno stato così lacrimevole, io mi sono fatto sovente la domanda: come poter rimediarvi?»
Giovanni Battista Scalabrini è vissuto in un’epoca di grandi trasformazioni e ne ha conosciuto i drammi: alla fine dell’800 erano centinaia di migliaia gli italiani e gli europei che lasciavano ogni anno il loro Paese e affrontavano le incertezze e le sofferenze dell’emigrazione. Scalabrini avrebbe potuto fermarsi alla compassione per tanto dolore e, invece, si è fatto “prossimo del prossimo” e si è domandato: “Come intervenire?“.
A distanza di più di un secolo dalla sua morte, ancora si raccolgono i frutti della sua eredità: oggi sono migliaia le missionarie, i missionari e i volontari nel mondo che abbracciano il carisma scalabriniano e si fanno “migranti con i migranti”, per collaborare al sogno di Dio di riunire tutti i popoli in una sola famiglia.
Per tutta la vita Giovanni Battista Scalabrini ha avuto chiara la sua meta, il cielo, e la strada per arrivarci, la carità. Vescovo, fondatore di due congregazioni, i Missionari e le Suore di San Carlo Borromeo, Scalabrini è stato prima di tutto un uomo innamorato di Dio, capace di vedere negli ultimi lo sguardo di Gesù.
Nato a Fino Mornasco, in provincia di Como, l’8 luglio 1839 da un’umile e religiosa famiglia, è terzo di otto figli. A 18 anni, nel 1857, entra in seminario e dopo sei anni viene ordinato sacerdote il 30 maggio 1863. Il suo desiderio è quello di partire in missione, ma non gli è concesso: inizia il suo apostolato come insegnante e poi rettore del seminario minore di Como, carica che ricopre fino al 1870. Nello stesso anno è nominato parroco della parrocchia di san Bartolomeo a Como. Attento a tutte le problematiche sociali, cura personalmente gli ammalati di colera a Portichetto, ricevendo una medaglia al valore civile. In quegli anni Scalabrini intuisce l’importanza dell’educazione religiosa dei più giovani: scrive il Piccolo catechismo per gli asili d’infanzia.
All’età di soli 36 anni Papa Pio IX lo elegge vescovo di Piacenza il 13 dicembre 1875. Nel suo programma pastorale e nelle sue prime iniziative, si intuisce quello che sarebbero stato il suo ministero: vicinanza al popolo, attenzione al clero, insegnamento del Vangelo e carità verso i più bisognosi. Si dedica alla formazione dei sacerdoti e dei giovani seminaristi; apre le Scuole della Dottrina Cristiana e pubblica la rivista “Il Catechista Cattolico”. Fonda l’Istituto per le Sordomute, affidato nel 1874 alle Figlie di Sant’Anna, e l’Opera pro mondariso per l’assistenza religiosa, sociale e sindacale dei circa 170mila migranti stagionali addetti alla coltura del riso in Piemonte e in Lombardia.
Profondamente colpito dal dramma dei suoi fedeli costretti a trovare fortuna in Sud America e negli Stati Uniti, il 28 novembre 1887 fonda la Congregazione dei Missionari di San Carlo Borromeo per l’assistenza spirituale e materiale dei migranti. Due anni dopo, nel 1889 istituisce l’Associazione laicale “S. Raffaele” e nel 1895 affianca ai Missionari le Suore Missionarie di San Carlo Borromeo. Nel 1901 arriva negli Stati Uniti e nel 1904 in Brasile per visitare le missioni dei suoi fratelli scalabriniani. Di ritorno dal suo ultimo viaggio, si ammala e muore il 1 giugno 1905, festa dell’Ascensione di Gesù in cielo. La sua visione delle migrazioni, capace di riconoscere insieme ai problemi anche le opportunità, è ancora oggi molto attuale. A lui si ispira anche l’Istituto Secolare delle Missionarie Secolari Scalabriniane, sorto nel 1961 in Svizzera. Viene proclamato beato da Papa Giovanni Paolo II il 9 novembre 1997.
«Non ricuserò fatiche per farmi padre agli infelici, precettore agli ignoranti, rettore ai sacerdoti, pastore a tutti, affinché fatto così tutto a tutti, possa guadagnare tutti quanti a Cristo».
All’età di soli 36 anni, il 13 dicembre 1875, Giovanni Battista Scalabrini viene eletto da Papa Pio IX vescovo di Piacenza. Inizialmente vuole rifiutare la nomina, ma «con timore e tremore bensì, ma rassegnato, mi sottomisi al ministero impostomi», scrive nella prima lettera pastorale. Scalabrini fonda il suo ministero, lungo 29 anni, su due pilastri: la carità verso i più bisognosi e la diffusione della fede, attraverso l’insegnamento della dottrina cristiana.
Si dedica alla formazione del clero, che riunisce e incontra periodicamente, e ai giovani seminaristi dei tre seminari diocesani. Scrive: «Considerando che la santità del popolo dipende dalla santità dei sacerdoti, prima di tutto dedicai volenterosamente la mia attenzione e le mie cure ai miei seminari».
«Predicare la verità con la carità»: a questo motto resta fedele per tutto il suo episcopato. Conosce l’importanza della comunicazione e sfrutta i mezzi dell’epoca per diffondere la fede in Gesù Cristo: nel 1876 inaugura la rivista mensile “Il Catechista Cattolico”. Tre anni dopo l’inizio del suo ministero si contano in diocesi 4mila nuovi catechisti. Per questo Papa Pio IX, donandogli la sua croce pettorale, lo definisce Apostolo del catechismo.
Celebra tre Sinodi diocesani, consacra 200 chiese e invia sessanta lettere pastorali. Ma il “più caro degli uffici”, come lo definisce Scalabrini, sono le visite pastorali nelle 364 parrocchie della sua diocesi. Raggiunge i suoi fedeli, molti residenti in piccoli paesini di montagna e in collina, viaggiando sul dorso di un mulo. Visita le carceri e gli asili. Come vescovo, resta vicino al suo popolo, ne conosce i bisogni e ne anticipa le necessità. Non dimentica i suoi missionari e i suoi parrocchiani emigrati: il 18 luglio 1901 parte da Genova per quella che è la sua prima visita pastorale oltreoceano agli italiani negli Stati Uniti d’America. Il 13 giugno 1904 compie la seconda, visitando le comunità italiane del Brasile.
«Io stesso più d’una volta ebbi ad assistere alla stazione di Piacenza alla partenza di emigranti, e confesso che, al vederne la miseria e il dolore, al pensiero dei mali gravissimi senza numero ai quali andavano incontro, all’idea dell’abbandono in cui sarebbero rimasti d’ogni spirituale aiuto, mi sentii stringere il cuore, e piansi sulla loro sorte, e fermai in animo di tentar qualche cosa».
Dal 1875 al 1915 quasi 9 milioni di italiani emigrarono, diretti prima verso il Brasile e l’Argentina, poi verso gli Stati Uniti. Scalabrini, attento da sempre alle necessità dei suoi fedeli, studia il fenomeno e scopre che il 12% dei suoi parrocchiani è all’estero. Ma non si preoccupa solo delle loro necessità materiali: sradicati dal proprio contesto culturale infatti, molti migranti italiani perdono la fede:
«Pochi giorni fa un giovane viaggiatore mi portava il saluto di parecchie famiglie dei monti piacentini attendati sulle sponde del fiume Orinoco: Dica al nostro Vescovo che ricordiamo sempre i suoi consigli, che preghi per noi e che ci mandi un prete, perché qui si vive e si muore come bestie… quel saluto dei figli lontani mi suonò come un rimprovero».
Il passo dalla compassione all’azione nell’animo di Scalabrini è breve: «raccolsi il grido di dolore dei nostri poveri espatriati, e chiamai l’attenzione del pubblico sull’opera nefanda dei trafficanti di carne umana».
Inizia così a pensare ad un modo istituzionale per aiutare i migranti. Nel 1887 presenta alla Sacra Congregazione de Propaganda Fide il progetto di un’associazione per l’assistenza spirituale e materiale degli italiani all’estero. Leone XIII approva l’istituzione dei missionari per gli immigrati e il 28 novembre 1887, a Piacenza, nasce la Congregazione dei Missionari di San Carlo Borromeo. Scalabrini decide di affidare la missione alla protezione di San Carlo, il vescovo milanese che nel 1576 scese nelle strade per confortare i malati colpiti dalla peste, rischiando la propria vita.
Il 12 luglio 1888 partono i primi dieci missionari per il Brasile e per gli Stati Uniti. Oltre alla Congregazione, Scalabrini fonda nel 1889 l’Associazione di patronato per gli emigrati San Raffaele, istituzione laica che ha il compito di essere presente nei porti di imbarco e di sbarco. Scalabrini organizza, infatti, l’assistenza dei migranti a tutto tondo, in modo che i suoi missionari e i suoi laici collaboratori possano essere di aiuto e di sostegno in ogni fase del processo migratorio: nei porti, sulla nave, all’arrivo nei nuovi Paesi e nei mesi a seguire, durante il periodo di ambientamento. Per aiutare gli emigranti prima della partenza, costituisce in 19 città italiane i Comitati o Patronati per l’emigrazione.
«L’opera dei Missionari sarebbe incompleta, specialmente nel Sud America, senza l’aiuto delle Suore», ripete spesso Scalabrini che nel 1889 incoraggia Santa Francesca Saverio Cabrini a recarsi nelle Americhe e le consegna il crocifisso a Codogno. Finalmente, il 25 ottobre 1895 fonda anche la Congregazione delle Suore Missionarie di San Carlo Borromeo.
Scalabrini visita i missionari e i migranti negli Stati Uniti nel 1901 e in Brasile nel 1904. Suggerisce a San Pio X l’istituzione di un organismo, presso la Santa Sede, per la cura di tutti i migranti nel mondo, consiglio che il Santo Pontefice mette in atto con l’istituzione dell’Ufficio speciale per l’emigrazione, il precursore dell’attuale Pontificio consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti.
Come disse di lui il Beato Giuseppe Toniolo, Scalabrini ha avuto “l’intuizione dei fatti avvenire”. Durante la sua vita, cammina umilmente, con uno sguardo lungimirante, lasciandosi interrogare dall’umanità migrante, convinto che Dio agisce nella storia con loro e attraverso di loro con amore infinito di Padre.
FONTE: Scalabrini Santo