“Settecento anni. Tanti sono passati dalla morte di Dante Alighieri, il poeta della Divina Commedia. Dante era un rifugiato, e questo suo essere esule ricorda tutti quei rifugiati che ancora oggi sono costretti a muoversi da una parte all’altra del mondo. Per l’edizione 2021 della Giornata mondiale del rifugiato ricordiamo anche attraverso lui, padre della lingua italiana, quelle tantissime persone che chiedono aiuto e vengono accolte”. E’ quanto afferma in una nota suor Neusa de Fatima Mariano, superiora generale delle Suore Missionarie di San Carlo Borromeo/Scalabriniane, congregazione che sin dalla sua fondazione si occupa dell’assistenza ai migranti. “Davanti a un particolare contesto dell’epoca, Dante trovò ospitalità all’estero, fuggendo praticamente per larga parte della sua vita – spiega Suor Neusa per la Giornata mondiale del rifugiato di domani – Dall’esilio iniziò a scrivere i canti di Inferno, Purgatorio e Paradiso, producendo un’arte senza tempo. Se non ci fosse stata l’accoglienza forse non avremmo mai avuto una delle opere letterarie più belle e straordinarie. La vita di Dante ci conferma che aprire le porte ai rifugiati e coloro i quali migrano è un gesto, che un giorno potrebbe renderci testimoni di storie integrate, potremmo incontrare uno scrittore che ha abitato l’esilio. Questa Giornata mondiale del rifugiato ci piace viverla così, con l’esperienza di chi ha tracciato un solco, secoli fa e raccoglierne l’eredità. Accogliere è un gesto che, nell’anno del Poeta Dante, ci aiuterebbe a mettere in pratica quanto a Papa Francesco sta a cuore: verso un “noi” più grande”.