Suore Missionarie di San Carlo Borromeo Scalabriniane

Reggio Calabria: un progetto nel segno del beato Scalabrini per i migranti   

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giovanni battista scalabrini

Sta muovendo i primi passi il progetto “Artefici del nostro futuro sulle orme del beato Giovanni Battista Scalabrini”, voluto da padre Gabriele Bentoglio, parroco della parrocchia Santi Filippo e Giacomo in Sant’Agostino, a Reggio Calabria, e ideato insieme ai responsabili della cooperativa sociale “Demetra” onlus, e della “Res omnia”. Il progetto, inoltre, ha il sostegno della diocesi  di Reggio Calabria–Bova, dei Missionari scalabriniani, delle Missionarie di San Carlo Borromeo e dell’ufficio diocesano Migrantes.

Il Progetto intende intervenire in aiuto di migranti deboli o vulnerabili, a causa degli abusi subiti nei viaggi della speranza, e nei territori della Calabria dopo lo sbarco. Ispiratore del programma è il beato Giovanni Battista Scalabrini che, di fronte alle massicce migrazioni italiane di fine Ottocento, scriveva: “Emigrano i semi sulle ali dei venti, emigrano le piante da continente a continente, portate dalle correnti delle acque, emigrano gli uccelli e gli animali, e, più di tutti, emigra l’uomo, ora in forma collettiva, ora in forma isolata, ma sempre strumento di quella Provvidenza che presiede agli umani destini e li guida, anche attraverso  catastrofi, verso la meta ultima, che è il perfezionamento dell’uomo sulla terra e la gloria di Dio ne’ cieli”.

Il Progetto avrà la durata di 24 mesi, si caratterizzerà in quattro fasi ed individuerà trenta migranti che, dopo aver dimostrato volontà di impegno, si metteranno a confronto con esperienze sociali, esercizi di orientamento e accompagnamento al lavoro, migliorando le proprie condizioni di vita e costruendosi una futura progettualità di vita.
Nella prima fase, operatori di strada si occuperanno di individuare i migranti candidati. Nella seconda fase si verificheranno la motivazione e le condizioni di effettiva possibilità da parte del singolo soggetto di co–costruire e di realizzare la propria progettualità futura. Insieme al migrante si redigerà il “Piano individualizzato”, un documento in continua elaborazione che, partendo dal background personale e culturale del singolo migrante, punterà all’individuazione dei bisogni da soddisfare, delle caratteristiche personologiche da assecondare, delle passioni da coltivare, delle ambizioni da raggiungere, delle azioni, attività, processi e percorsi da attivare per il conseguimento degli obiettivi previsti ed attesi.
Nella terza fase, per ogni singolo soggetto si avvierà il programma attraverso l’accoglienza presso una delle abitazioni scelte ed attrezzate per la realizzazione del Progetto.
Ogni abitazione accoglierà un piccolo gruppo di migranti, tutti da avviare ad uno specifico settore lavorativo: agricoltura e/o zootecnia. Nella quarta fase, il migrante verrà inserito in un percorso formativo teorico–pratico della durata di 12 mesi, per agevolare le sue scelte professionali. Il Progetto offrirà una occasione ai giovani candidati, i quali avranno la possibilità di effettuare percorsi formativi professionalizzanti nei settori dell’agricoltura e della zootecnia attraverso l’apertura di una “Fattoria sociale”, realizzata a Placanica su un terreno di circa 11ettari confiscato alla mafia.

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